Con la sua arte Mario Catenazzi ci descrive un “mondo di colori”, lasciando però a Maccagno l’incombenza del centro della propria esistenza che pur vissuta in paesi diversi e segnata dalla esperienza della guerra e della proscrizione, mai si è allontanata dal “suo paese”, che in moltissime sue opere ci appare a volte antico, a volte malinconico ma perennemente teatro dello scorrere del tempo.
Mario Catenazzi nasce nel 1923 a Maccagno che però deve lasciare da bambino per trasferirsi con la famiglia in Francia dove il padre Luigi aveva un’impresa di pittura.
E’ li, a Parigi che Mario frequenta le scuole primarie e prosegue gli studi frequentando “L’Ecole d’arts et métiers” nella quale apprende le basi del disegno e dei colori.
In quegli anni frequenta anche la scuola di musica scegliendo il violino come suo strumento preferito.
Le tristi vicende legate alla seconda guerra mondiale, obbligano la famiglia ad abbandonare la Francia per far ritorno in Italia, dove Mario come molti altri giovani viene chiamato a servire la patria. Nel 1944 viene fatto prigioniero e tradotto in un campo di lavoro dal quale fortunatamente ed avventurosamente riuscirà ad uscirne vivo e a rientrare in Italia. Quella esperienza segnerà in maniera indelebile oltre che la sua vita, anche la sua arte così divisa fra la malinconia e la speranza
Le condizioni economiche del dopo guerra impongono ancora una volta l’abbandano dell’amato paese per la ricerca del sostentamento all’estero ove la fortuna gli riserva oltre che il lavoro l’incontro con la sua futura moglie “la Lina” con la quale condividerà quasi 60 anni di esistenza.
Dagli anni ’60, periodo nel quale si stabilisce definitivamente nel paese, Mario partecipa in Maccagno a diverse mostre collettive e concorsi di pittura .
Negli anni frequenta e conosce maestri come Lindo Grassi, ed altri, ha corrispondenze epistolari con suoi “colleghi” in Francia ed in Svizzera. Studia ed affina la sua tecnica pittorica fino a renderla fortemente soggettiva ed introspettiva: il graffito, l’affresco, la tecnica a spatola, la pennellata forte ma virtuosa, gli permettono di cimentarsi in tecniche differenti.
Molti sono i “segni” lasciati da Mario su cappelle votive, monumenti, palazzi e case del circondario ivi compreso la Casa Comunale e la sede degli Alpini .
Famose sono le sue meridiane che dalle pareti di case e ville oltre ad indicare l’ora inviano un messaggio semplice ma significante . Come è stata la sua vita, sempre discreta e rispettosa delle altrui opinioni, ma colma di forti principi.
Nel 2010 ci lascia.